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Visualizzazione dei post da gennaio, 2017

Velo o non velo? L'abbiamo chiesto a voi (Sondaggio n.1)

La settimana scorsa siamo venuti ad intervistare alcuni di voi sulla questione del velo musulmano, un argomento che si tratta nelle classi quinte delle Scienze Umane e che, essendo una tematica molto di stretta attualità, ci ha colpito particolarmente. (vedi l'articolo  Sotto il velo ) Abbiamo preso un campione di quattro persone per ogni classe, dalla prima alla quinta di ogni plesso scolastico, e  a tutti  abbiamo posto la stessa domanda: "Sei d'accordo con il fatto che le donne musulmane, seppur vivendo in Italia, portino il velo? Oppure no, e pensi ci dovrebbe essere l'obbligo di non indossarlo, così come in Francia? Perché?" Vista la delicatezza dell'argomento abbiamo preferito la formula dell'intervista diretta anziché quella della risposta scritta. Naturalmente  non abbiamo preso nessun nominativo, tuttavia c i ha colpito il fatto che  nessuno dei ragazzi intervistati si è preoccupato o ha chiesto di voler rimanere anonimo. Qualsiasi sia la

Giornata della Memoria -1

L'importante è ricordare queste persone sempre e non passarci sopra come se non fosse successo niente. Quello che mi ha colpito di più è stato che la storia si ripete. Che le stragi non finiscono. «è sempre più necessario studiare la lezione dell’Olocausto. È in gioco molto di più che il tributo alla memoria di milioni di vittime». Ammonisce Z. Baumann. L’abisso si è aperto di nuovo di fronte all’intera umanità. E quali sono, oggi i segni premonitori che gli Stati democratici e opulenti non sanno o non vogliono leggere? Per questo ora che il 27 gennaio è passato e il prossimo sembra troppo  lontano, abbiamo pensato di raccontare qualche altra storia di deportazioni e sofferenze, che non hanno nemmeno il triste privilegio di una giornata della memoria . «Modernità e Olocausto»   di Zygmunt Bauman (1925-2017) "Fu la cecità della burocrazia moderna a rendere possibile lo sterminio. Un veleno mai debellato che circola ancora nelle vene della nostra società" I

Sotto il velo

C'era anche nei matrimoni greci. Lì il compito di "togliere le nubi", di svelare la sposa, era del marito. Al contrario per i Romani prendere in moglie una ragazza si diceva "mettere le nubi", nubere; il velo da sposa era di un rosso vivace che ricordava il colore del fuoco: in latino veniva chiamato flammeum. Il velo nero, invece, era anche virile. Con un velo nero si presentò Priamo ad Achille e con il capo velato si faceva ritrarre in qualità di Pontefice Massimo l'imperatore Augusto. Il velo anche oggi è un oggetto che reca con sé un paradosso, un'ambiguità una contraddizione: è leggero, ma ha pesanti significati, copre ma è trasparente, dovrebbe tenere a bada gli sguardi , ma li attira, dovrebbe frenare il desiderio, ma lo suscita.  Più o meno con queste parole, a Gubbio, nell'ottobre scorso, Maria G. Muzzarelli iniziava uno degli interventi più applauditi del Festival del Medioevo 2016. Si chiamava proprio così:"Sotto il velo".

Concorso di scrittura creativa; si riparte il 17 gennaio

Buone notizie: è stata posticipata la data di chiusura del concorso di scrittura creativa “MAB – Storie da Musei, Archivi e Biblioteche”. Promosso dalla Regione Marche e dall’AIB (Associazione Italiana Biblioteche), il concorso di quest’anno ha come tema “La cura”. Già il 16 dicembre scorso, nei rinnovati locali della Biblioteca di Istituto, una sporca dozzina di studenti si è cimentata nella prova di scrittura estemporanea. La riapertura dei termini consente l’organizzazione di una nuova sessione, sempre in Biblioteca, martedì 17 gennaio 2017 , alle ore 14:00. Avrete a disposizione 4 ore per scrivere il vostro pezzo; alle 18:00 o al termine della stesura, gli elaborati verranno raccolti e secretati. Se volete partecipare, vi conviene portare un PC portatile; per gli alunni sprovvisti saranno comunque a disposizione le postazioni digitali della Biblioteca, ma, naturalmente, il numero degli utenti deve essere contenuto. Fate in modo di portare le adesioni entro e non oltre

"L'occhio del tempo" premiato al 53° Convegno di studi pirandelliani

E’ una produzione rinaldiniana “globale”, frutto della sinergia creativa maturata fra Liceo delle Scienze Umane, Liceo Classico e Liceo Musicale tra febbraio e maggio 2016. La sfida: realizzare un cortometraggio ispirato a tematiche pirandelliane e in particolare ai “Quaderni di Serafino Gubbio operatore” per partecipare al Concorso collegato al 53° Convegno di studi pirandelliani ad Agrigento. Tre gruppi di studenti della 4F, 4Cm e 4M hanno, così, messo in comune competenze, passioni, idee, letture… finché plot, sceneggiatura, musica, dialoghi hanno preso forma.  Tutto “made in Rinaldini”, comprese esecuzioni e registrazioni, riprese e montaggio, con l’aiuto delle attrezzature e dell’esperienza di anni di Progetto Cinema...  Ed ecco il risultato finale! PS: abbiamo ottenuto il Premio Selezione della Giuria Il rap che accompagna la prima parte del filmato, anche questo scritto ed eseguito dai nostri musicisti, si intitola " La ruota della vita "

La ruota della vita

E’ il rap che accompagna la prima parte del video " L'occhio del tempo " (premio Selezione Giuria al 53° Convegno di studi pirandelliani di Agrigento, dicembre 2016) anche questo scritto ed eseguito dai nostri musicisti LA RUOTA DELLA VITA di Tommaso Centanni …E la ruota della vita gira instancabile come una tigre incattivita insaziabile non si può dire che Serafino fosse un tipo affabile ma aveva capito che stare al mondo non è facile Ora vi racconterò la storia di Serafino che di Duccella si era invaghito schiavo di una macchina da lui comandata ma consapevole che quella manovella va girata Un uomo automa la cui vita è meccanizzata figlio di una società da tempo deturpata non è colpa sua ma di una mentalità errata colpa di una vita che era già determinata Pianificata impassibile senza sensazioni sciupato da una macchina che si nutre di passioni distaccato da una realtà che non gli appartiene mi chiedo se fosse lui o noi ad essere in catene E l

Le terzine di Serafino Gubbio

Serafino Gubbio stesso si definisce “una mano che gira la manovella”: il suo lavoro è quello di registrare impassibilmente le scene che gli si svolgono davanti.  Direttamente dal 53° Convegno di studi pirandelliani di Agrigento, dalla Concorso Scrittura Creativa: un gruppo di studenti della  4Cm ha riscritto la conclusione del romanzo “Quaderni di Serafino Gubbio operatore” in terzine dantesche, operazione inconsueta e stimolante…Eccole. Siam diventati macchina del tutto da quando con freddezza abbiam mangiato la scena finta dal reale lutto. Abbiam così le note completato, si chiude il sipario: il silenzio intorno condannati a ricordare il passato. Or narreremo i fatti di quel giorno che dal protestar del Nuti hanno inizio. Lui disse: “Non voglio nessuno attorno!” per nulla gradendo il loro giudizio. E il Polacco: “C’è Gubbio nella gabbia a girare la scena del supplizio!” Così si scatenò la nostra rabbia: non v’era necessità di attenzione. La nos